Se desideriamo conoscere sempre più Gesù dobbiamo guardare alla croce, dove si rivela il volto di Dio, il suo cuore: l’amore sconfinato. Dobbiamo mettere il nostro cuore, la nostra vita, in sintonia con la sua per essere con Lui, anche noi, quel chicco di grano che morendo vive di vita bella.
Questo si realizza ogni volta che vediamo nell’altro Lui, il Crocifisso, che sia il povero, il malato, il disperato, il peccatore. L’altro senza il quale io non sono discepolo di Cristo. L’altro, che è come il Cristo maledetto: «Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: “Maledetto chi è appeso al legno”» (Gal 3,13).
Ma quel maledetto è Colui che ha raccontato Dio soprattutto dalla Croce, dove l’unico miracolo che fa è il perdono ai crocifissori: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). La Croce del Signore non è segno di sconfitta; è sì una follia, ma San Paolo la vede e la contempla come «potenza di Dio e sapienza di Dio» (1 Cor 1,24). Ciò vuol dire pienezza di vita! Questo è Dio: un folle di amore per le sue creature. La Chiesa ci dice che Gesù liberamente si donò: «Egli offrendosi liberamente alla sua passione, prese il pane» (Preghiera eucaristica II). La Croce di Gesù è la manifestazione di questo strano e pazzo Dio. È lì che mostra la sua strana logica, la sua sapienza e la sua potenza: «Ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che debolezza di Dio è più forte degli uomini» (1 Cor 1,25). E’ nella Croce che il Signore chiede di essere riconosciuto nel suo amore folle per noi e per ogni persona, e questa follia è lo svuotamento della sua forma divina, come ci insegna San Paolo, il grande contemplativo del Crocifisso.
Affermava Lutero che nella Croce e nel Crocifisso è la vera conoscenza di Dio. Dipende da noi cristiani, discepoli suoi, che questa follia penetri pensieri, parole ed opere, e ci faccia comprendere che la potenza di Dio, che si è manifestata nel Crocefisso è soprattutto la misericordia: «Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, offrì anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate al loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che vi amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestare senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarebbe figli dell’altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il padre vostro è misericordioso. Siate misericordiosi, come è misericordioso il padre vostro celeste» (Lc 6,27-36).
(Da “Passione di Dio, Passione dell’Uomo” lettera del Parroco don Pierino Liquori, alla Comunità per la Quaresima)